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    Mediazione e separazione

    Separazione e Mediazione

    0
    By Pagine Blu on 27 Novembre 2016 Psicoterapia, Psicoterapia familiare, Rubriche

    Separazione e Mediazione Familiare

    Separazione e mediazione familiare. E’ necessario riconoscere che la mediazione familiare è un processo che coinvolge due persone. Però nell’80% dei casi non è possibile coinvolgere due persone; molto spesso si fanno dei tentativi, soprattutto da parte delle donne, di coinvolgere l’ex marito a un confronto diretto, che porti alla corresponsabilizzazione nei confronti dei figli; ma non sempre è possibile. Allora che cosa si può fare? Si lascia perdere? Oppure…

    Separazione e Mediazione. Mediazione Familiare: Cos’è?

    Nel caso della mediazione familiare c’è una regola ormai condivisa (almeno in gran parte dell’Europa e del mondo anglosassone):

    “La Mediazione Familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio: il mediatore familiare, con una preparazione specifica, sollecitato dalle parti, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dall’ ambito giudiziario, si adopera affinché padre e madre, insieme, elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per sé e per i figli in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale”.

    Il mediatore familiare, in una serie di incontri (10-12), aiuta padre e madre a comunicare efficacemente sui figli, a trovare soluzioni realistiche, a stabilire accordi ( definiti da entrambi i genitori e non imposti da terze persone ) condivisi e duraturi; che consentano ai figli di crescere sereni e agli adulti di svolgere responsabilmente il comune compito genitoriale.

    Un procedimento del tutto autonomo dall’iter legale della separazione; i colloqui sono rivolti ai soli genitori. I bambini non vi partecipano: per loro lavorano i grandi.

    Aiuta a instaurare un nuovo rapporto, un rapporto che parte dalla separazione, dalla constatazione che quei “coniugi” non possono più vivere in quelle condizioni e pertanto si discute più del futuro che del passato.

     

    Separazione e Mediazione. Il lutto della separazione

    Molto spesso però capita che, anche in mediazione familiare, nelle prime sedute, nei primi incontri, si parli soltanto del passato; ed è giusto in fondo. La separazione, il divorzio, è comunque una cosa molto dolorosa, drammatica; non è giusto che non venga accolta la drammaticità, la sofferenza, la mortificazione, la sconfitta delle persone che si trovano a vivere questa situazione. E’ un po’, in fondo, come vivere un lutto; ricominciare a vivere in un certo modo. E’ una cosa abbastanza drammatica, non sempre facile da affrontare in prima persona e quindi un supporto del genere credo sia veramente importante. Fondamentale.

     

    Separazione e Mediazione. Il futuro

    Tuttavia è un lavoro più centrato sul futuro delle persone. Si parla del futuro. Il passato… sì, è qualcosa che va considerato, soprattutto come storia personale, vissuta individualmente. Come qualcosa che è accaduto, è avvenuto, che ha lasciato sicuramente dei segni sulla propria biografia; ma non possiamo permettere al passato di condizionare le speranze. Soprattutto la prospettiva di una vita diversa…

     

    Separazione e Mediazione. Il mediatore familiare: cosa fa?

    Il mediatore è un professionista qualificato, una persona che oltre ad avere delle competenze specifiche in dipendenza degli studi, (laureati in Psicologia, assistenti sociali – queste sono di solito le categorie più o meno impegnate in questo tipo di intervento ) abbiano avuto la possibilità di fare esperienza sul campo;
    abbiano avuto la possibilità di essere formati specificamente in questo specifico settore.

    Il mediatore quindi è un professionista che, innanzitutto, è capace di garantire, tutelare, la propria neutralità. Questa è fondamentale, è alla base del lavoro. Si consacra al caso oggettivandolo, cioè si pone ad una certa distanza dal caso, non si lascia coinvolgere; si consacra al caso con spirito di adattamento e senza riferimenti stereotipati ad una situazione predeterminata.

    Questo è importante perché nel caso il mediatore fosse una emanazione delle parti in conflitto, come ad esempio l’avvocato, oppure di una autorità tradizionale come il consulente d’ufficio, egli è portato a tranciare un giudizio sulla base della sua appartenenza: è pagato per assumere una posizione. Uno schieramento da una parte o dall’altra se si tratta dell’avvocato difensore, una presa di posizione come “esperto” nel caso si tratti del consulente d’ufficio o dei consulenti di parte.

     

    Separazione e Mediazione. Mediazione come processo di crescita

    L’unica risorsa del mediatore può essere la autorità che gli viene riconosciuta dalle parti, cioè i coniugi, che si rivolgono a lui senza la costrizione di alcuno.

    Assenza di potere e libera scelta inducono le parti in mediazione ad una attitudine costruttiva che permette la ridefinizione della situazione e l’emergere di una soluzione che appartiene alle parti stesse in piena autonomia.
    Questo che cosa significa? Che in fondo la mediazione diventa anche un processo di apprendimento, un processo di crescita dove le persone sono stimolate, sono incoraggiate a decidere in prima persona da esse stesse.

    Non c’è qualcuno che sostiene la parte, sono finalmente loro: l’ex moglie e l’ex marito che diventano gli attori principali del loro rapporto. Finalmente sono chiamati ad assumere delle responsabilità ben definite. Magari per la prima volta. Questo è sicuramente costruttivo, è un motivo di crescita e di ulteriore emancipazione.

     

    Separazione e Mediazione. La neutralità del mediatore

    Il mediatore non fornisce soluzioni e nemmeno dice: questa è la soluzione che potrebbe andare bene (… se fossi io quasi quasi accetterei questa condizione…) il mediatore non si schiera in modo assoluto, non porrà mai domande dirette riguardo l’argomento specifico del conflitto familiare, non chiederà spiegazioni

    Cosa e successo?… come mai non andate d’accordo?… perché vi siete separati?…

    Queste informazioni non destano nel mediatore enorme interesse, egli non chiederà o risponderà sulla base di una logica prededuttiva; guai se pensasse già prima dell’incontro a che cosa potrà avvenire o in che modo comportarsi. Sarebbe veramente un guaio per queste persone, perché la sua neutralità in quel caso non sarebbe più così viva e rispettosa delle parti. Farà a meno di esprimersi in modo giudicante ed inquisitorio; non è questo il suo compito: sarebbe una barriera, un impedimento per il dialogo di queste due persone. Comunicherà bensì la sua partecipazione attraverso un ascolto empatico, un ascolto adeguatamente distaccato che aiuti le parti ad esprimere le loro domande, le loro sofferenze, i valori comuni o divergenti, il loro vissuto personale. Proprio per questi motivi la mediazione familiare si distingue dal giudizio o dall’arbitrato. Il giudice e l’arbitro sono terzi è vero, ma essi ricevono istituzionalmente il compito, il potere di decidere.Questa non è la missione del mediatore.

    Il mediatore è chiamato e ha la responsabilità di non decidere per le parti. Questa mi sembra veramente la grande potenzialità della mediazione.

     

    Separazione e Mediazione. Processo che coinvolge due persone

    Detto questo, è necessario riconoscere che la mediazione familiare è un processo che coinvolge due persone. Però nell’80% dei casi non è possibile coinvolgere due persone; molto spesso si fanno dei tentativi, soprattutto da parte delle donne, di coinvolgere l’ex marito a un confronto diretto, che porti alla corresponsabilizzazione nei confronti dei figli; ma non sempre è possibile. Allora che cosa si può fare? Si lascia perdere?

     

    Separazione e Mediazione. Possibilità di confronto

    Di solito si aiuta in altro modo la persona che chiede assistenza: sostenendo innanzitutto il suo bisogno di crescita, dandole la possibilità di porsi a confronto, di porsi in relazione con altre persone portatrici degli stessi bisogni e degli stessi problemi; affinché possa contare su una rete di supporto, un gruppo di auto-aiuto, che dia la possibilità alle persone di crescere anche in questo modo. Si propone una possibilità, attraverso questi gruppi, di appropriarsi dei loro diritti, di sentirsi soggetti attivi nella loro vicenda genitoriale e capaci di coinvolgere in seguito – una volta aumentato il loro potere personale – gli stessi partners.

     

    Articolo di Vittorio Tripeni.

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