Il ruolo delle Funzioni Esecutive
LA NEUROPSICOLOGIA DEL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO
Le Funzioni Esecutive (FE) sono abilità cognitive di ordine superiore che si sviluppano dalla tarda infanzia fino all’età adulta. Le aree prefrontali, che svolgono un ruolo cruciale nella cognizione e nel comportamento, sono molto complesse dal punto di vista strutturale e funzionale. Per questo motivo le funzioni esecutive sono frazionabili in più processi, che possono essere danneggiati selettivamente e riflettono le caratteristiche funzionali delle diverse regioni.
In termini generali, le funzioni esecutive fanno riferimento all’insieme dei processi mentali necessari per l’elaborazione di schemi cognitivo-comportamentali adattivi in risposta a condizioni ambientali nuove e impegnative. Sono meccanismi cognitivi che consentono di ottimizzare la prestazione in situazioni che richiedono la attivazione di processi cognitivi differenti contemporaneamente. Tali funzioni appaiono particolarmente critiche quando devono essere generate e organizzate sequenze di risposte e quando nuovi programmi d’azione devono essere formulati ed eseguiti.
Le funzioni esecutive sono, infatti, quelle abilità che permettono ad un individuo di anticipare, progettare, stabilire obbiettivi, attuare progetti finalizzati ad uno scopo, monitorare e modificare il proprio comportamento per adeguarlo a nuove condizioni.
Sono le aree prefrontali (dorsolaterale, orbitofrontale, cingolato anteriore) che vengono ritenute responsabili dell’organizzazione funzionale delle attività mentali superiori dell’uomo. I lobi frontali, e soprattutto le aree prefrontali, sono la parte più importante di un esteso network che possiede interconnessioni con ogni parte del sistema nervoso centrale. Queste interconnessioni tra i lobi frontali e le altre regioni corticali e sottocorticali sono indispensabili per attivare, inibire, integrare l’attività ideomotoria e sensomotoria, e per organizzare il comportamento relazionale e sociale nei confronti dell’ambiente che ci circonda.
(A) Corteccia Prefrontale Orbitale in verde e Corteccia Prefrontale Ventromediale in rosso.
(B) Corteccia Prefrontale Dorsolaterale.
(C) Amigdala.
(D) Corteccia Cingolata Anteriore.
Il ruolo delle Funzioni Esecutive: aggressività ed impulsività
Le Funzioni Esecutive sono responsabili del controllo inibitorio sul proprio comportamento e della regolazione delle emozioni. L’alterazione di queste due dimensioni cognitive può essere causa di comportamenti aggressivi. L’aggressività può manifestarsi in vari modi, sotto forma di autolesionismo o verso altre persone o oggetti. È possibile distinguere diversi tipi di aggressività, dall’ostilità verbale, espressa con urla e linguaggio scurrile, alla gestualità minacciosa, fino ad atteggiamenti distruttivi e agli atti di violenza. Esiste, inoltre, anche un’aggressività passiva, che può essere fisica (caratterizzata, ad esempio, da atteggiamenti oppositivi) o verbale, che si manifesta con il rifiuto a comunicare.
La regolazione delle emozioni implica processi che amplificano, attenuano o mantengono un’emozione; gli studi sull’aggressività si sono focalizzati, in modo particolare, sui processi che regolano la rabbia, le emozioni negative e l’impulsività.
Il comportamento impulsivo può essere definito come una disposizione ad attuare reazioni immediate e non pianificate a stimoli interni ed esterni, senza una valutazione delle conseguenze verso sé e verso gli altri. In ambito sociale, può manifestarsi con comportamenti verbali o fisici esagerati, improvvisi e inappropriati al contesto; in ambito neuropsicologico, l’impulsività è caratterizzata da perseverazioni e dalla tendenza a rispondere in maniera prematura, senza aver analizzato gli elementi necessari.
La rabbia è una delle emozioni primarie o fondamentali che ci permette di reagire in modo difensivo a qualcosa di minaccioso, o di attaccare in modo violento. L’amigdala è la struttura cerebrale che svolge un ruolo fondamentale nell’individuare il pericolo ambientale e nel coordinare le risposte appropriate di fronte a situazioni che possono mettere a repentaglio la sopravvivenza; questa struttura è in grado di rispondere immediatamente a messaggi che denunciano una situazione di pericolo, trasformandoli in reazioni di paura o rabbia. Grazie alle tecniche di neuroimmagine, è stato possibile notare un’attivazione dell’amigdala alla visione di stimoli minacciosi ed è stato quindi evidenziato il ruolo che essa svolge nell’attribuire il valore emotivo ad uno stimolo.
Inibizione
Uno dei principali aspetti delle funzioni esecutive che può risultare compromesso negli individui aggressivi è l’inibizione. I soggetti con disturbi da disinibizione possiedono un’intelligenza “cognitiva” integra, mentre quella “sociale ed emozionale” risulta compromessa. Essi, pur conoscendo le norme relative alle condotte sociali, non riescono a rispettarle nella vita di tutti i giorni. La disinibizione è una sindrome comportamentale complessa, che si può manifestare con aggressività verbale e fisica, impulsività, irascibilità, disturbi della condotta sociale e personale, tendenze antisociali. Una perdita del controllo inibitorio sul proprio comportamento ed un’alterata regolazione delle emozioni potrebbero dunque portare ad un comportamento aggressivo e ad un’incapacità di frenare l’istinto violento.
Sembra, quindi, che la capacità di assumere un appropriato comportamento sociale, nonché di inibire le risposte comportamentali inadeguate, richieda un funzionamento esecutivo intatto. Il comportamento aggressivo può derivare da distorsioni e deficit nella capacità di valutazione e trattamento delle informazioni sociali. In questa prospettiva, la valutazione degli individui aggressivi tramite adeguati test neuropsicologici può risultare molto utile per spiegare l’aggressività. Ricercare ed individuare dei fattori predisponenti all’aggressività può aiutare la prevenzione di determinati problemi comportamentali.
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