Paura di vivere, paura della psicoterapia.
La difficile vita di chi vive nella paura e nello spavento.
Bisogna fare una importante premessa sulla psicologia e la psicoterapia: molti ne hanno paura. Ritengono che la psicoterapia crei dipendenza, che si occupi di malati di mente, che sia la risorsa dei disperati. Molte persone non osano, o esitano. Per paura. E’ solo quando si è ormai giunti sull’orlo della disperazione che, in linea generale, ci si rassegna ad affrontare una psicoterapia. Dimenticando una considerazione elementare. La psicoterapia non è l’ultima spiaggia. E’ una strada di evoluzione e di crescita personale. A disposizione di ogni essere umano.
In che contesto si crea un terreno fertile alla formazione della paura?
Viviamo in un contesto spesso competitivo, frenetico, aggressivo.
In tale situazione ognuno si sforza di trovare un equilibrio. Non sempre l’operazone riesce. Per quanto la maggior parte di noi tenti di reprimere e negare ogni minimo segno di disagio -emotivo o fisico- è possibile, prima o poi,precipitare in uno stato di tensione e angoscia. Uno stato che porta con sé il rischio:
- di un ulteriore scivolamento verso la malattia fisica o psichica
- dell’insorgenza di una angoscia centrale nello psichismo, rovinosa nell’esperienza mentale e vitale dell’individuo.
L’instaurarsi di uno stato di paura e di angoscia mette a dura prova ulteriormente l’equilibrio auspicato, causando un surplus di fatica fisica e mentale. E’ facile che in un quadro così si giunga a una riduzione della volontà di agire ma anche a fissazioni o idee a spettro fobico. Ecco l’accentuarsi della paura.
Talvolta anche la “rete”, che si trova intorno alla persona, intendendo affetti, familiari, conoscenti, anziché fungere d’aiuto peggiora la situazione; in altri causi la crea del tutto.
L’instaurarsi di uno stato di angoscia e paura nell’esperienza clinica
Nell’esperienza clinica si riscontra che in primo momento l’individuo cerca di risolvere autonomamente i primi segnali di disagio. Rischiando di non accorgersi di essere già entrato in uno stato di accentuati tensione e stress, e in un possibile vicolo cieco.
È celebre la frase del teorico del doppio legame, Bateson: “La sonda è nel cuore dell’osservatore”. Ognuno di noi cioè è involontariamente spinto a vedere le cose in un ottica che non sarà mai, o solo difficilmente, obbiettiva.
Si presenta il rischio della malinconia profonda, o del rimuginare ossessivamente, in maniera solipsistica, sulla natura del proprio disagio. Fino al possibile esaurimento delle energie.
La gestione dell’angoscia, dello stress e della paura. Cosa fare?
La psicoterapia può rappresentare un valido aiuto in questi casi. Come in molti altri.
Si rivolge a persone di ogni età e livello intellettivo ed ha una grossa funzione preventiva, occupandosi dei naturali snodi della vita quotidiana. Inoltre presenta il serio vantaggio di non avere controindicazioni o effetti collaterali.
Al di là di ogni irragionevole paura, è importante scegliere di chiedere una consulenza con uno psicoterapeuta. Che effettuerà una consulenza tecnica e valuterà se sia il caso si intraprendere una psicoterapia: breve, cognitiva, dinamica, o altro.
Quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta. I segni premonitori e l’avvento della paura.
I segni premonitori possono essere:
- una sensazione di ansia, d’irritabilità o di tristezza;
- fissazione su alcune idee che diventano sempre più pressanti, come la paura di invecchiare, di fallire, di perdere i propri cari, di non riuscire nella vita, di ingrassare;
- insonnia o ipersonnia;
- malessere fisico;
- confusione;
- iperattività o apatia
- disturbi alimentari;
- preoccupazione su di sé,
- instabilità del peso corporeo;
isolamento dagli altri;paura di vivere.
La paura è una cosa. il Panico una cosa diversa. La sospettosità un’altra ancora.
La capacità di provare paura è da sempre un segnale di grosso aiuto ai fini della sopravvivenza; se non ci fosse sarebbe un guaio; perché tutti saremmo in pericolo sottovalutando un ferro rovente, o non evitando i pericoli.E’ stata di aiuto ai nostri antenati nel cacciare, nella sopravvivenza. E’ rimasta però saldamente ancorata nel nostro sistema di reazioni primarie per quanto l’uomo non sia più cacciatore ai fini della sopravvivenza.
A questo punto è doveroso fare una distinzione: un conto è la paura adeguata, cioè il fenomeno per cui di fronte ad un segnale percepito e reale reagiamo adottando una reazione di auto protezione; altra cosa è la reazione di “panico” di fronte a un ragno, un topo, o una piazza affollata. Altra cosa ancora la sospettosità. E altra cosa, per finire, il vivere temendo: avere paura di un qualcosa che non si è ancora verificato o che non ha oggetto.
Per finire. Una certa dose di paura ci accompagna, fisiologicamente. E talvolta ci protegge. Non lasciatela però crescere. Non permettetele di instaurarsi nella vostra vita, fino a divenire invalidante. E non abbiate paura della psicoterapia. Può essere, in molte circostanze, la via maestra della salute – e il modo di dire addio alla paura.
A cura della dott.ssa Fernanda Cafarelli – Psicologa Psicoterapeuta
NOTE BIBLIOGRAFICHE
- Ernesto Rossi “La psicobiologia della guarigione psicofisica” Astrolabio
- Goleman “ Intelligenza emotiva” Ed. Speciali
- Paul Watche “La comunicazione terapeutica” Boringhieri
- Pierre Daco “Cos’è la psicologia”,1967,Sansoni.
- George Bateson “Verso una Ecologia della Mente”, Adelphi
- “Dizionario enciclopedico di psicologia”, Ed. Erickson et al.
- Mecacci “Introduzione alla Psicologia”, Boringhieri