Orgasmo femminile. La virtù superiore è come una valle.
Osservazioni psicoanalitiche sulla femminilità, il piacere, la concordia
Orgasmo femminile. Articolo originariamente pubblicato in Rivista di Sessuologia; Il Piacere al Femminile, a cura di Giovanni Marafon vol. 32 n. 1 Gennaio/Marzo 2008 CIC edizioni internazionali
Con la calma la femmina vince sempre il maschio, con la calma, si tiene in basso (Lao Tzu)
La via del cielo e’ simile a tendere un arco : ciò che è in alto viene abbassato, ciò che è in basso viene innalzato; ciò che è in eccesso viene diminuito, ciò che è insufficiente viene aggiunto (Lao Tzu)
Nessuno può insegnarvi nulla se non ciò che già sonnecchia nell’albeggiare della vostra conoscenza. (Kahlil Gibran)
1. Orgasmo femminile. Sentimento oceanico ed estasi: l’essenza del piacere femminile. Dell’amore come apertura e volo.
Tre donne diverse, di estrazione culturale diversa e di diversa provenienza geografica, hanno utilizzato nelle fasi finali della loro analisi un’espressione quasi identica che mi ha profondamente incuriosito: “dottore, a proposito della mia sessualità, ora finalmente so cosa significhi godere”. Con una particolarità. Comune ai tre casi. L’accento, piuttosto che sulla e della seconda sillaba, veniva posto sulla o (una o aperta) della prima sillaba.
Come nei momenti migliori dell’analisi, abbiamo sorriso, e insieme abbiamo pensato.E abbiamo pensato ad una parola che si apre, si alza in volo, non accetta di ricordarsi di atterrare. Mantiene lo slancio, si libra, va. E abbiamo pensato anche che era questa, dopotutto, una delle novità.
Una delle condizioni nuove del piacere – dell’orgasmo femminile- a lungo inseguito e mai prima raggiunto.
(Quante volte era sembrato così definitivamente irraggiungibile, e quante volte si era lasciato inseguire invano, come la linea dell’orizzonte, e quante volte era sembrato così a portata di mano, così vicino, ormai quasi afferrato, e ancora una volta era sfuggito?)
La capacità nuova di varcare una soglia -e di lasciarla varcare– e di entrare in un luogo della mente in cui vigono nuove regole, o in cui semplicemente le regole saltano. Un luogo in cui ciò che era fermo, a terra, si alza, e vola. E ciò che era chiuso, si apre, e vibra. In uno stato alterato di coscienza:
la psicoanalista francese Janine Chasseguet Smirgel parlava del sentimento oceanico, estatico, di armonia e fusione col cosmo non sperimentabile, dopo la stato di vita intrauterina, se non nell’orgasmo femminile e nella morte
Uno stato alterato di coscienza in cui l’ancora, la zavorra della coscienza di sé, viene lasciata cadere. La soglia del dolore si innalza, lo spazio muta, e il tempo stesso non è più il tempo consueto. E lo spirito e il corpo si alzano in volo, fino a perdersi, fino a dissolversi nell’estasi.
E’ l’essenza del piacere e dell’orgasmo femminile.
2. Orgasmo femminile. Sentieri della maturazione libidico emotiva della donna.
2.1. Attingimento della meta e ostacoli lungo la via del piacere e dell’orgasmo femminile.
L’uomo che, estatico, assiste alla concordia (1) del compiuto piacere genitale femminile si ritrova nella condizione del primo uomo della terra che nella notte dei tempi, sollevati gli occhi al cielo, tentò di contare le stelle. Numera stellas, si potes: conta le stelle se puoi. (Genesi, XV, 3).
In qualche luogo del cielo stava avvenendo un miracolo, che in nessun modo lui avrebbe saputo quantificare, né descrivere, e solo a stento poteva tentare di immaginare.
Eppure molte sono le donne che ogni giorno mi raccontano di quanto impervia possa essere la via che le conduce al piacere, alla gioia, all’estasi. All’orgasmo femminile.
Di quanto misteriosa sia, dopotutto, la loro stessa sessualità; e, una volta per tutte, di quanto abbiano sentito parlare di orgasmo femminile vaginale, e se sulla terra sia rinvenibile un tale fenomeno.
E altrettante sono le donne che sono passate nel mio studio raccontando di un miracolo che non viene, di un cielo perennemente coperto e di una pioggia che non cade a benedire, di un tempo amaro di attesa.
E di un corpo e di un’anima inaffidabili e disobbedienti, che in sostituzione del desiderio non offrono che un senso luttuoso di rimpianto, in luogo dell’eccitazione panico e angoscia, al posto del piacere soffocamento, e assideramento; e là dove dovrebbe originarsi e compiersi il miracolo, altro miracolo non è che non la ridda di contrazioni, spasmi, brividi, somatizzazioni a carico di organi insospettabili.
Il sentiero della maturazione libidico emotiva e sessuale della donna è tortuoso e impervio.
E’ pur vero che, sebbene lo sviluppo della sessualità maschile si prospetti come più lineare, non sia ha notizia fino ad oggi di uomini che siano andati molto lontano.
Tentiamo brevemente di delineare i rispettivi percorsi, dell’uomo e della donna, e le relative peculiarità.
2. 2. Orgasmo femminile. Sessualità clitoridea e meta genitale. Differenza tra uomini e donne.
A) L’uomo ha un’unica zona sessuale direttiva e (se si escludono le moto, le automobili e le armi da fuoco) un solo organo sessuale. La donna ne ha due: la vagina, elettivamente femminile, e la clitoride, analoga al membro maschile e sede, nel corso dell’infanzia, di sensazioni che favoriscono la ricerca di stimoli eccitatori. L’eccitabilità clitoridea conferisce all’attività sessuale della bambina un carattere maschile, ed è necessario che, negli anni della pubertà, la bambina sappia rinunciare, attraverso una blanda rimozione, al piacere sperimentato e alla modalità “maschile” di sperimentarlo per sollevarsi e dischiudersi al piacere vaginale.
La vagina per lunghi anni, fino alla pubertà, riveste per la bambina un ruolo secondario. Nel corso dell’infanzia la sessualità femminile si sviluppa essenzialmente in relazione alla clitoride.
Nel corso evolutivo naturale avviene nella femmina un passaggio da una fase all’altra, da un organo sessuale all’altro.
La clitoride conserva la funzione di estendere l’eccitamento alle parti femminile vicine. “All’incirca come una scheggia di pinastro può essere utilizzata per incendiare la legna più dura” (Freud, Opere, Vol. 8, p.526).
Quando la traslazione dell’eccitabilità erogena dalla clitoride all’ingresso della vagina si è compiuta, la donna ha cambiato la zona direttiva per l’attività sessuale, ha superato la mascolinità infantile e si è dischiusa alla dimensione matura della sessualità adulta.
Eppure accade in alcuni casi che la meta maturativa ultima della sessualità, l’attingimento della genitalità adulta, non venga raggiunta affatto. Non venga raggiunta in parte, o del tutto.
Accade in alcuni casi che la zona clitoridea “si rifiuti” di fornire la sua eccitabilità al canale vaginale, talvolta a causa di una iperstimolazione clitoridea degli anni dell’infanzia e di una conseguente fissazione della libido a tale area.
Il tenace persistere della eccitabilità clitoridea attenua la sensibilità vaginale profonda in una misura variabile che va dalla predilezione esclusiva della stimolazione clitoridea per raggiungere l’orgasmo femminile, fino all’impossibilità di accettare la penetrazione maschile, passando per vari gradi di insensibilità e di anestesia del canale vaginale.
Accade anche che il sopravvento di una potente rimozione in fase puberale dia luogo nell’adolescente e nella femmina adulta, al posto delle naturali manifestazioni della sessualità, a formazioni isteriche sostitutive, alle quali ascriviamo la vasta gamma delle manifestazioni sintomatiche, incluse le somatizzazioni.
2. 3. Orgasmo femminile, rapporto primario con la madre e identità di genere.
B) Una seconda differenza sostanziale tra il percorso evolutivo maschile e quello femminile.
Sia per il bambino che per la bambina, la madre rappresenta il primo oggetto d’amore. Se per il maschio l’oggetto d’amore originario resta immutato nel corso di un’intera vita,
la femmina si trova nella condizione di dover progressivamente abbandonare la madre come oggetto d’amore, sostituendola con il padre e assumendola come oggetto di identificazione (desidero diventare come te, e come te trovare un marito,e generare dei figli).
Ecco che di nuovo là dove il bambino trova di fronte a sé un sentiero lineare e informazioni elementari da elaborare (è possibile che la natura si sia attenuta alla regola a ognuno secondo i suoi bisogni e da ognuno secondo le sue capacità), la bambina si trova a dover affrontare sentieri meno agevoli e compiti evolutivi più complessi. Che possono verosimilmente porla nella condizione di aspirare a mete maturative più avanzate di quelle maschili. E’ lungo tale sentiero che possono manifestarsi ostacoli, a volte insormontabili, nell’attingimento dell’identità di genere e nell’identificazione dell’oggetto d’amore.
Un solo esempio (ma ve ne sarebbero molti) ci aiuterà a comprendere.
Ci sono donne che scelgono il marito basandosi sul modello paterno, o che lo hanno collocato al posto del padre. Ciò nonostante tendono a riprodurre con lui, nel corso del matrimonio, il loro amaro rapporto con la madre. Collocando la relazione in una dimensione alterata e regressiva, nella quale torna in luce dall’ombra della rimozione il legame originario, ambivalente, con il primo oggetto d’amore.
Nella clinica sono numerosi i casi di donne che raccontano degli anni della maturità trascorsi a lottare con il marito così come avevano trascorso l’infanzia e l’adolescenza a lottare con la madre. In tale contesto e in tale accezione, l’ostilità verso la madre non ha una natura edipica, ma affonda le sue radici nel complesso e ambivalente rapporto originario, pre-edipico, con il primo oggetto d’amore, la cui ombra ricade sulla vita relazionale, affettiva, erotica della donna adulta.
2.4. Orgasmo femminile. Rapporto con il padre. Identificazione dell’oggetto d’amore e conflitto edipico.
La psicoanalisi definisce edipico il tema del terzo; l’esito della transizione dalla situazione duale affettiva originaria (madre-figlia) alla nuova dimensione triadica in cui il padre fa il suo ingresso nella relazione. Condizione e tappa ineludibile in una prospettiva evolutiva che sappia guidare la bambina fuori dalle secche del rapporto duale con la madre, fornirle come oggetto d’amore un oggetto maschile, consentirle di assumere la femminilità materna quale ideale e modello per se’ stessa.
Una tappa evolutiva, quella edipica, ricca di incertezze, difficoltà, insidie.
Quante vele lacerate, quante chiglie infrante, quanti timoni spezzati nella corrente delle rotte edipiche…
In questo contesto ci sarà utile ricordare soltanto il pericolo di una fissazione della libido della bambina al padre – e il conseguente possibile viraggio in senso persecutorio della percezione dell’immagine della madre. E questo lo sanno dolorosamente bene, e dolorosamente non lo sanno bene, le mie pazienti, quando con le mani a coprire gli occhi e la bocca mi raccontano
“dottore, ero a letto con mio marito, ed eravamo in 4…mio marito sopra di me…mia madre a destra, e mio padre a sinistra…no, perchè?… non ho provato nessun piacere… certo, ho solo pianto”.
2.5. Orgasmo femminile. Invidia del pene e complesso di evirazione
La cosa più molle del mondo supera la più dura, il non essere penetra in ciò che è senza interstizi […] non c’e’ nulla al mondo più molle e debole dell’acqua, eppure nell’attaccare ciò che è duro e forte nessuno può superarla, non c’è nulla che la sostituisca. Che il debole vince il forte, e il tenero vince il duro, nessuno al mondo lo ignora, ma nessuno sa metterlo in pratica. (Lao- Tzu)
Noli adfectare quod tibi non est datum, delusa ne spes ad querelam recidat.
Non aspirare a ciò che non ti è stato dato, affinchè la tua speranza delusa non abbia motivo di lamentarsi. (Fedro).
Non è facile dire in quale momento accada, delineare modalità prototipiche e coordinate temporali. Il momento in cui la bambina realizza che tra i sessi esiste una differenza sostanziale può essere variabile. Così come variabili possono essere l’esito e la conseguenza della scoperta, in dipendenza di fattori casuali, dell’intensità dell’attività fallica della bambina, del fatto che sia stata scoperta o meno, dei sensi di colpa che può aver generato, dell’aver esperito o immaginato seduzioni infantili.
Certo è che l’esperienza clinica ogni giorno ci conferma che sulla relazione tra rapporto primario con la madre, complesso edipico e complesso di evirazione si fonda la costituzione della donna come essere sociale.
Certo è che viene un giorno, e la bambina riconosce come un fatto ineludibile la “presenza di un’assenza”. Nel proprio apparato genitale. E quindi nella propria anima e, costitutivamente, nel proprio Sé.
La “presenza di un’assenza” che in modo straordinariamente ricorrente si delinea nella mente della bambina come fantasia di evirazione. Convinzione di aver perduto ciò che c’era, che avrebbe dovuto esserci, che doveva esserci. O, per una congiura della sorte, per una punizione degli dei, per distrazione o malafede della madre, che non c’è mai stato. Motivo amaro dell’immaginata superiorità del maschio e della conseguente propria, inevitabile, inferiorità.
Raramente mi è capitato di incontrare nella pratica clinica uomini con atteggiamenti più maschilisti di quelli delle donne, che sanno essere in alcuni casi vere torturatrici e disprezzatrici di sé stesse; della rotondità, della cavità, della valle; della morbidezza e della flessibilità, del non-essere e del vuoto. Magari citando Cartesio. Natura abhorret a vacuo: La natura ha orrore del vuoto. (Cartesio).
Se la ragione non può eludere l’evidenza (l’evidenza della differenza, percepita soggettivamente come mancanza, ferita,lacerazione, incolmabile vuoto), l’inconscio oppone resistenza ad una realtà tanto sgradita. E l’opporrà per la vita.
Negherà la realtà, o cercherà di trasformarla in qualcosa di diverso, cercherà, talvolta in modo pretestuoso, soluzioni e risposte improponibili.
Shmul si precipita in stazione, appena in tempo per vedere i fanalini di coda del treno allontanarsi nella notte. Il capostazione: “Ha perso il treno?”
Shmul: “Naaa, l’ho messo in fuga!”
Lo sanno le donne, e lo sanno gli uomini.
Goldstein, un commerciante assai ricco, dice alla moglie al Louvre: “Fammi un piacere, Lia, quando vediamo un paesaggio, di’ pure affascinante o se preferisci divino , ma non ripetere sempre impagabile!”
Quante idee racchiuse in un solo aggettivo: impagabile.
E’ il ritorno, per Lia, del rimosso.
Sono di fronte a qualcosa di inestimabile valore, che io non possiedo, né potrò possedere. E nemmeno tu, per quanto ricco sia, riuscirai mai a farmelo avere, e a soddisfarmi.
Quante pazienti ci hanno detto la stessa cosa? E quante mogli l’hanno ripetuto, con parole opere e omissioni, all’uomo amato?
3) Orgasmo femminile. Da questo atteggiamento contraddittorio derivano tre distinte direzioni di sviluppo, che tenteremo di riassumere.
3.1 Abbandono totale della sessualità nella vita adulta.
Nel contesto di un concorso di fattori, l’angoscia generata dalla percezione di quella che viene considerata una assenza intollerabile, un miserabile difetto, una deplorevole miseria, induce la donna a rinunciare alla propria attività fallica, e in genere ad ogni interesse per la sessualità, nonché a buona parte della propria mascolinità nella vita di relazione, sociale e professionale.
3.2 La donna sceglie di attenersi fermamente, lungo una linea di caparbia autoaffermazione, alla mascolinità minacciata.
L’evidenza viene negata, respinta, e rimane desta la speranza di riuscire ad ottenere ancora, un giorno, il pene a cui la bambina sente di avere diritto.
Una paziente con spiccate caratteristiche di questo tipo, mi raccontava di essere scoppiata in lacrime, di rabbia e di invidia, alla vista di una giovane amica con in braccio il suo piccolo neonato. Lacrime che esemplificano il concetto per il quale la stessa maternità, talvolta, è vissuta dalla donna come recupero del pene-bene anticamente perduto, e di come il figlio possa costituirsi nell’inconscio della madre come un vero tesoro, come bambino-bene-pene.
Il tentativo di riuscire a tornare in possesso del bene perduto governa in alcuni casi l’intera esistenza, e determina la qualità e la quantità dell’attività sessuale della donna adulta.
La convinzione inconscia di essere, malgrado tutto, ancora un maschio, o di essere come i maschi, può generare una quantità di comportamenti e di sfumature nella vita sessuale adulta. Dalla predilezione, talvolta esclusiva, della clitoride rispetto alla vagina nel raggiungimento dell’orgasmo fino alla scelta omosessuale. Passando per il rifiuto della penetrazione (la negazione di possedere una vagina) o, al contrario, per una spavalderia e una iperattività sessuale di taglio maschile.
3.3 Orgasmo femminile. Ritorno al tema iniziale.
Trenta raggi si uniscono in un mozzo:nel suo non essere sta l’utilità del carro. Si cuoce l’argilla per fare un vaso:nel suo non essere sta l’utilità del vaso. Si forano porte e finestre per fare una casa: nel suo non essere sta l’utilità della casa (Lao-Tzu)
Come accade talvolta nella musica, mi piace terminare con il tema iniziale. Il terzo dei possibili esiti del sentiero evolutivo sfocia nella posizione femminile che immette al sentimento oceanico e all’estasi. Al piacere e alla concordia. Sfocia nell’accettazione profonda da parte della donna della propria femminilità.
Oltrepassate con il vento favorevole le Scilla e Cariddi del conflitto edipico e del complesso di evirazione, accettato l’uomo come soglia, e di essere valle e soglia per l’uomo, la donna può dischiudersi, e innalzarsi. Anelare, forse, ad essere Persona (2). Guidare se stessa, e con sé il proprio uomo (e, forse, i proprio figli, forse il mondo intero) verso dimensioni evolutive superiori.
Là dove il sesso diviene preghiera, meditazione, soglia per l’assoluto.
Tutte le mie pazienti, alle quali sarò sempre grato, che nel corso dell’analisi mi hanno chiesto talvolta “dottore, come puo’ dimostrare che le cose stanno veramente cosi’?”, sanno che non ho risposto subito. Ma ho risposto sempre. A distanza di tempo. Raccontando una storia.
Un rabbino e il suo discepolo stanno discutendo.
“Maestro, Rebbe, come si forma la pioggia?”
“E’ semplice, Yankele. I raggi di luce che non riescono a giungere sulla terra si trasformano in cristalli e fiocchi di zucchero filato, e si aggregano in nuvole. Quando un angelo passa vicino ad una nuvola e si ferma a parlarle, la nuvola si scioglie, e la pioggia comincia a cadere”
”Come puoi dimostrarmi, Maestro, che le cose stanno veramente così?”
”Lo vedi, sta piovendo”.
Note.
1. Piacere, deriva da lat. Placere, verbo originariamente impersonale col valore di Sta Bene, da una radice PLAK, con il significato di concordare: stare bene è dunque essere in concordia. Con sé, con i propri oggetti interni, con l’altro da sé. Essere in accordo, forse, con la musica celeste.
2. Per il concetto di Persona si rimanda all’Opera di Davide Lopez, che mi onoro di aver avuto come maestro e che ritengo uno dei più creativi, audaci e originali pensatori e psicoanalisti di questo secolo.
Adriano Legacci Psicologo Psicoterapeuta, Sessuologo Padova