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    Quel gran terapeuta di Lao Tzu...

    Quel gran terapeuta di Lao Tzu…

    0
    By Pagine Blu on 20 Novembre 2016 Psicologia, Psicologia e società, Rubriche

    Quel gran terapeuta di Lao Tzu…

    A volte leggendo i classici della Letteratura, le poesie o anche i libri sacri legati alle varie dottrine religiose, si rimane molto colpiti dalla profonda modernità che questi testi contengono; come se alcuni autori siano stati in grado di scoprire Verità a cui il resto del genere umano sarebbe arrivato solo molti secoli dopo.
    A mio avviso questo è anche il caso di Lao Tzu, pensatore cinese del V Sec a.c. e padre del Taoismo, che nel “Tao-Te-Ching” sviluppa pensieri incredibilmente moderni, se non psicologicamente contemporanei.

    Lao Tzu e la Psicoanalisi

    L’opera di questo autore è incentrata intorno al concetto del Mistero, egli cioè è convinto che l’uomo, nonostante le sue ricerche, non possa mai comprendere fino in fondo il dilemma della Vita e della Morte:

    “Un Mistero ancora più profondo del Mistero, è la Porta da cui passano tutte le meraviglie”.

    Subito il pensiero corre alla Psicoanalisi per esempio, dove il protagonista assoluto è l’Inconscio (soprattutto se si pensa al modello freudiano), ossia tutto quello che non sappiamo di noi (almeno coscientemente), ma che al tempo stesso contiene il nucleo del problema, oltre che la sua possibile soluzione.

     

    Lao Tzu e l’Epochè husserliana

    Lao Tzu però al tempo stesso invita la persona a ricercare tale Verità, per quanto irraggiungibile fino in fondo, indicando anche il metodo con cui cimentarsi nell’impresa:

    “Sai ripulire il tuo occhio nascosto così che sia senza macchia? Sai con la tua chiarezza e purezza interiore penetrare ogni cosa, senza dover agire? Crea un vuoto che arrivi al cielo! Crea un silenzio che arrivi nel profondo! Allora tutte le cose potranno sollevarsi insieme!”

    In questo estratto è notevole la vicinanza fra il pensiero di Lao Tzu ed il metodo di conoscenza elaborato da Husserl (padre della filosofia fenomenologica, che a sua volta ha elaborato una propria corrente anche in campo psicoterapeutico), incentrato sul concetto di Epochè, ossia la sospensione del giudizio ed il
    tentativo da parte del soggetto che conosce di ripulire il suo sguardo dai pregiudizi, al fine di cogliere l’oggetto che si guarda nella sua purezza, cosa fondamentale in un campo come quello della psicoterapia.

     

    Lao Tzu e Wilfred R. Bion

    Inoltre questo culto del Mistero e la conseguente impossibilità di sapere quel che ci attende, porta Lao Tzu a concentrarsi sul presente, dimensione fondamentale per l’essere umano:

    “Il Passato è Storia, il Futuro è Mistero, il Presente è un Dono”.

    Questa citazione può essere abbinata a quella di un grande psicoanalista, ossia Wilfred R. Bion, secondo il quale “ogni seduta tenuta dallo psicoanalista non deve avere storia e non deve avere futuro”.

    Nel pensiero di Bion infatti un terapeuta, che nell’incontro col paziente ne connette i contenuti con quelli della seduta precedente o anche della successiva, non riesce a cogliere nella sua purezza ciò che la persona gli sta dicendo in quel momento, e questo non permetterebbe di far emergere la Verità, che di volta in volta si rivela alla nostra mente in maniera sempre nuova e multiforme.

    Sempre Bion ad esempio insisteva con forza sull’idea che il terapeuta si deve astenere dal desiderio di voler curare ad ogni costo il paziente, desiderio che renderebbe cieca e fallace la mente dell’analista (nel linguaggio comune potremo dire che più si desidera una cosa e meno la si ottiene!), tant’è vero
    che uno dei suoi imperativi era “non curare!”. Anche in questo assunto è possibile proporre il paragone con uno dei pensieri cardini di Lao Tzu, ossia il Wu Wei, termine cinese che può essere tradotto col “non agire”:

    “Il Tao non fa nulla e tuttavia non vi è nulla che non sia fatto….pratica il nonfare, occupati del non occuparsi, assapora il senza sapore, considera grande il il piccolo, molto il poco”.

    Il saggio taoista e il terapeuta bioniano quindi presentano un altro grande tratto in comune: si rendono conto che la cosa migliore da fare molte volte è non fare niente, o come minimo non fare troppo, perché il corso delle cose si sviluppa da solo, così come un paziente, se ben sostenuto ed accompagnato, può trovare già dentro di sé le risposte che cerca.

     

    Bibliografia

    • Bion, Seminari brasiliani, 1974-1976
    • Freud, Interpretazione dei Sogni, 1899
    • Husserl, Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, 1913
    • Lao Tzu, Tao Te Ching

     

     

    Quel grande terapeuta di Lao Tzu – parte seconda

    In un precedente articolo esponevo il pensiero di Lao Tzu (fondatore del Taoismo) mostrandone la grande profondità da un punto di vista psicologico, al punto di poter proporre un confronto con l’opera ed i temi bioniani. Se nel primo lavoro si parlava del culto del Mistero e della non-azione come pratica di vita del saggio (concetti poi confrontati con quelli della Psicoanalisi edi Bion), qui si vuole approfondire il tema parlando dell’Essere e della Parola, intesa come il mezzo sia mentale sia verbale che usiamo per costruire e
    comunicare le idee. Questo processo risulta centrale nella nostra vita psichica, visto che queste idee servono per entrare in contatto col Mondo e “spiegarselo”. Inutile dire che anche in questo caso l’analogia con l’opera di Bion è moltointeressante.

    Il mondo secondo Lao Tzu: L’Essere e il Non-Essere

    Nel caso dell’Essere Lao Tzu pensava che il Mondo è determinato da due forze polari ma complementari, l’Essere ed il Non-Essere (ossia la Vita e la Morte,per quanto i due termini possano essere una traduzione parziale di concetti orientali):

    “Il nome dell’uno è l’Essere, il nome dell’altro è il Non-Essere, i nomi sono diversi, ma essi sono la stessa cosa, e nella loro unione si cela il Mistero”.

    Quindi solo concependo questi due momenti insieme si può comprendere il corso degli eventi, una “scissione” che porti a considerare un elemento senza l’altro conduce fuori strada, e non permette al saggio di comprendere il mistero del Tao.

    Da un punto di vista psicoanalitico si può già intuire il richiamo ai due principi della Metapsicologia freudiana, ossia Eros e Thanatos, che solo insieme permettono alla psiche di strutturarsi al meglio, visto che il disimpasto pulsionale dei due elementi porta alla sofferenza e la psicopatologia.

     

    Parole e Idee

    Se questo paragone può far intuire certe profonde analogie fra pensiero orientale e teoria psicoanalitica, anche da un punto di vista pratico si possono notare altri percorsi paralleli, come per esempio il concetto della Parola. Ecco cosa dice su questo argomento Chuang-tzu, pensatore taoista (325-275 A.C.):

    ”La nassa serve a prendere il pesce; quando il pesce è preso, dimenticate la nassa. La trappola serve a catturare la lepre, quando la lepre è presa, dimenticate la trappola. La parola serve a esprimere l’idea; quando l’idea è colta, dimenticate la parola. Potrò mai incontrare qualcuno che dimentica la parola e dialogare con lui?”

    Una volta cioè che con la mente si sia giunti ad un concetto (qui designato dalla parola) bisogna liberarsi di tutto ciò, e ritornare ad una situazione di vuoto che permetta un contatto con la nuova Verità da cogliere, in un flusso psichico (e nel caso di Lao-Tzu spirituale) che coglie intuitivamente e direttamente i fenomeni, bypassando il ragionamento consapevole rappresentato dalla parola (o per meglio dire cosciente, volendo usare un termine psicoanalitico).
    Sul versante psicoterapeutico si può attingere ancora al pensiero bioniano, che si presta come pochi a tale confronto:

    “Non sappiamo da dove arrivi un’idea né sappiamo dove vada, ma la possiamo osservare durante il passaggio…Non è facile sapere quali idee sono soporifere, quali idee sono velenose, e se anche noi analisti agevoliamo questi sviluppi metodologici che rendono impossibile il pensiero…In altri termini la risposta è ciò che, più di qualsiasi altra cosa, arresta la curiosità.” (Seminari Tavistock, pag. 23 e 28)

    “Le parole che dobbiamo prendere a prestito sono come monete logore tanto sottili da non permetterci di distinguere l’effigie che recano, ne ignoriamo i titolo e il valore. Se ricorriamo a un’altra metafora, siamo come il chirurgo che deve affilare il bisturi prime e durante l’operazione” (ibidem, pag. 36).

    Sia Lao Tzu che Bion invitano quindi ad usare le parole e le idee, a patto però di sapere che una volta esaurito il momento e la situazione dove abbiamo usato quella parola e quel concetto specifico, è importante abbandonare tali spiegazioni e ritornare alle “cose in sè”, creando una continua alternanza di sapienza ed ignoranza, indispensabile per entrare in contatto col Mistero del Mondo (Lao Tzu) e quello della Mente umana (Bion).

     

    Bibliografia

    • Bion, Seminari Tavistock (1979), pubblicati nel 2007, Edizioni Borla
    • Freud, Al di là del Principio del Piacere, 1920
    • Lao Tzu, Tao-Te-Ching
    • Roberto Speziale-Bagliacca, Em-mature e l’Enunciato del non-agire: Da “Lo sviluppo kleiniano” di Meltzer alcune riflessioni sulla memoria ed il desiderio, (1984). Rivista di Psicoanalisi, 30: 143-155

     

    Redazione Pagine Blu

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