Disturbi Specifici dell’Apprendimento: questi sconosciuti
Le difficoltà nel rapporto scuola-famiglia e il ruolo dello psicologo
Da ormai cinque anni, ovvero da quando è stata varata la fantomatica Legge 170/10 e le rispettive Linee Guida Ministeriali , le scuole e molte famiglie italiane si sono trovate catapultate nel mondo dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, senza spesso capire fino in fondo di che cosa si stesse parlando e, soprattutto, senza conoscere i possibili aiuti e supporti a cui bambini e ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento possono accedere.
“Va bene, mio figlio è dislessico…quindi cosa si fa?”
È mia intenzione in questa sede cercare di fare un po’ di chiarezza su questa problematica emergente ma diffusa, pur consapevole della complessità della questione, partendo dalle domande che un genitore potrebbe porsi di fronte alla diagnosi di DSA del proprio figlio.
“Potrà mai leggere in maniera autonoma?”
“Ma è meno intelligente degli altri?”
“Può guarire?”
“Ha bisogno dell’insegnante di sostegno?”
“Io cosa posso fare per aiutarlo?”
Le domande potrebbero essere molte di più se il ragazzo in questione al momento della diagnosi, frequenta già la scuola secondaria di secondo grado.
“Ma è sempre stato discalculico?”
“L’ho sempre accusato di non impegnarsi abbastanza, perché nessuno si era mai accorto del suo problema?”
Di fronte a queste domande e all’urgenza con cui vengono comprensibilmente poste, spesso l’insegnante si trova impreparato e ciò rischia di compromettere il rapporto di fiducia con la famiglia, rapporto quanto mai cruciale per il benessere del bambino e il suo successo scolastico. Magari lo stesso insegnante nel frattempo può aver costruito una buona relazione con il ragazzo e aver adattato con attenzione e impegno le proprie strategie didattiche per amplificare le potenzialità dello studente, ma le difficoltà di comunicazione con la famiglia impediscono di supportare in maniera congiunta la crescita e l’educazione del ragazzo.
In questi frangenti la figura dello specialista (Psicologo, Neuropsicologo) può diventare un utile facilitatore oltre che intervenire in maniera professionale nell’aiutare lo studente; potrebbe ad esempio spiegare alla famiglia che le difficoltà del figlio sono emerse solo al liceo per la maggior complessità delle richieste scolastiche, ma che lui in effetti ha sempre fatto più fatica degli altri. Dall’altro lato lo specialista potrebbe formare gli insegnanti a cogliere i cosiddetti “campanelli di allarme”, o attuare progetti di screening per il riconoscimento precoce dei bambini in difficoltà, prima ancora dell’emissione della diagnosi (vd. Approfondimento “Lo sapevi che…”).
Ma andiamo con ordine…
Quali sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento riconosciuti dalla Legge 170/10?
Rientrano all’interno dei DSA quattro disturbi: la dislessia o disturbo specifico di lettura, la disortografia o disturbo specifico di scrittura, la disgrafia, che coinvolge la componente esecutiva, motoria, di scrittura, e la discalculia che riguarda il disturbo nel manipolare i numeri e nel sistema di calcolo (vd. Definizioni)
È fondamentale chiarire che il disturbo specifico dell’apprendimento non dipende da e non influenza il livello di intelligenza; per definizione infatti i bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento hanno un livello cognitivo perfettamente nella norma o superiore, ma le loro prestazioni nell’ambito della lettura, scrittura e/o calcolo sono significativamente al di sotto della norma. Alcune funzioni cognitive risultano quindi deficitarie ma ciò non impedisce al bambino di apprendere in maniera adeguata o di comprendere i contenuti didattici esattamente come i suoi compagni.
“Ma mio figlio va male anche nelle prove di comprensione…”
Questo succede in quanto per i ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento il processo di decodifica delle informazioni scritte, ad esempio nel caso di un dislessico, risulta talmente dispendioso e faticoso, in quanto non automatizzato, che non ha risorse cognitive sufficienti da investire nel processo di comprensione dei contenuti. La situazione cambia ad esempio se siamo noi a leggere per loro, in questo caso la comprensione non verrà influenzata dalla sua difficoltà specifica di lettura. Allo stesso modo la natura neurobiologica del disturbo comporta che la strategia della ripetizione non sortisca alcun effetto sullo sviluppo dell’abilità: ad esempio ad un bambino disortografico gioverà ben poco scrivere pagine e pagine di dettato, e potrà anzi essere controproducente come strategia, per l’effetto di demotivazione alla scrittura che ciò potrebbe provocare.
“Ma il DSA sparirà con il tempo?”
I DSA sono disturbi evolutivi e in quanto tali tendono a migliorare spontaneamente , purtroppo però le ricerche sembrano dimostrare che i disturbi non si compensano pienamente neppure nei casi di minore gravità. Nel caso della dislessia ad esempio, nonostante negli anni ci sia un miglioramento dell’abilità di lettura il disturbo permane e si parla di dislessia compensata, che si manifesta solo nella lettura di parole poco frequenti e di cui spesso gli insegnanti faticano ad accorgersi nonostante l’affaticamento che ciò comporta per l’allievo. Bisogna inoltre considerare che il momento più grave del disturbo coincide con le maggiori richieste sul piano della letto-scrittura, ovvero il periodo scolastico; ciò rende necessario l’intervento anche per evitare i vissuti negativi verso la scuola e l’apprendimento che purtroppo spesso sfociano in bocciature e abbandoni scolastici.
Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Quindi, cosa fare?
Il miglior intervento è sicuramente quello che prevede la sinergia tra scuola, famiglia e specialisti con l’obiettivo di co-costruire un percorso didattico-riabilitativo personalizzato e individualizzato che permetta l’espressione al meglio delle potenzialità dello studente. A partire dal Piano Didattico Personalizzato (PDP) vengono individuate le misure dispensative e gli strumenti compensativi più adeguati che andranno integrati sia nel lavoro a casa che a scuola. Accanto a ciò esistono ormai in tutta Italia doposcuola specializzati per bambini con DSA dove educatori e psicologi aiutano i ragazzi nello svolgimento dei compiti e con attività di potenziamento in maniera mirata. Se inoltre la diagnosi risulta abbastanza tempestiva è possibile strutturare presso uno psicologo specializzato dei percorsi individuali di potenziamento delle abilità sottostanti il processo di letto-scrittura (o di calcolo) in modo da amplificare il miglioramento spontaneo di tali abilità e rendere più efficaci le abilità di lettura e scrittura. Anche il contesto educativo diventa fondamentale in quanto permette di mantenere la motivazione e non ridurre l’attività a esercitazioni meccaniche che andrebbero solo a gravare sul carico di lavoro a cui i bambini con DSA sono già sottoposti.
I punti di forza dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Infine, volendo concludere questa breve disamina sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento e i possibili interventi, ci terrei a ricordare a tutti gli insegnanti e a tutti i genitori di far leva sui punti di forza dell’individuo, tenendo conto delle caratteristiche che di solito si incontrano nelle persone con Disturbi Specifici dell’Apprendimento:
- intelligenza
- capacità ad apprendere e memorizzare per immagini
- un approccio inusuale allo studio
- capacità di fare collegamenti non convenzionali
- propensione alla selezione di argomenti in una discussione
- creatività e pensiero divergente.
LO SAPEVI CHE…
I progetti di screening così come i primi interventi di potenziamento delle abilità necessarie alla letto-scrittura possono essere svolti già a partire dalla scuola dell’infanzia. Da tali interventi possono trarre beneficio tutti i bambini e non solamente coloro che manifestano difficoltà, in quanto, mirano a potenziare delle competenze di base (competenze meta fonologiche) che costituiscono i pre-requisiti per l’apprendimento della lettura e della scrittura.
DEFINIZIONI
Dislessia: disturbo specifico di lettura, si caratterizza per la difficoltà a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza; tale difficoltà si ripercuote nella maggioranza dei casi sulla comprensione del testo.
Disortografia: è il disturbo specifico che riguarda la componente costruttiva della scrittura, legata quindi ad aspetti linguistici, e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto.
Disgrafia: riguarda la componente esecutiva, motoria, di scrittura, in altre parole, ci riferiamo alla difficoltà di scrivere in modo fluidi, veloce ed efficace.
Discalculia: riguarda il disturbo nel manipolare i numeri, nell’eseguire calcoli rapidi a mente, nel recuperare i risultati delle tabelline e nei diversi compiti aritmetici.
Piano Didattico Personalizzato: un documento redatto dagli insegnanti e dal collegio docenti per ogni alunno con DSA, che contiene sia la rilevazione delle difficoltà, sia le modalità che si intendono adottare per farvi fronte. Questo documento deve essere condiviso con i genitori e l’alunno stesso.
Misure dispensative: interventi che consentono all’alunno di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente dispendiose e non migliorano l’apprendimento.
Strumenti compensativi: strumenti didattici o tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria.
Bibliografia
- Legge 8 Ottobre 2010, n.170 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”.
- Decreto Ministeriale 12 Luglio 2011, Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con “Disturbi specifici di apprendimento”.
- Stella et al., 2001; Tressoldi et al., 2001, Campanini et al., 2010.
- Hatcher et al. 2002
Redazione Pagine Blu