Come riconoscere la dipendenza affettiva. Capiamo come si manifesta
Noi siamo “drogati d’amore” non riusciamo a vivere una vita piena e soddisfacente, abbiamo un bassissimo livello di autostima, ci lasciamo trascinare più che essere i protagonisti delle nostre vite, viviamo in balìa delle nostre emozioni, non siamo mai diventati adulti, dipendiamo miseramente dagli altri, le nostre storie d’amore ci ingoiano completamente, portandoci a volte all’autodistruzione, ad un dolore indicibile ad un allontanamento dalla realtà che , nei casi più gravi può sfociare in disturbi ossessivi e psicosi o addirittura condurre alla perdita della vita.
Negli ultimi anni, assieme alle diverse forme di dipendenza che possono riguardare gli esseri umani (droga, alcol, sesso, gioco d’azzardo, etc..), si sente parlare di “dipendenza affettiva”.
Ci si può pertanto chiedere, considerando che spesso nelle situazioni sentimentali capita di soffrire, se sia questa la situazione che ci riguarda e come potervi far fronte.
La dipendenza affettiva può manifestarsi in molte forme. Alla fine dell’articolo troverai l’elenco di 40 segnali di allerta rispetto alla possibile presenza nella tua vita affettiva di una forma di dipendenza. Nel frattempo ti elenco alcuni comportamenti tipici e ricorrenti dei dipendenti affettivi:
- Alcuni dipendenti affettivi s’innamorano follemente di persone non disponibili;
- altri diventano ossessivi quando si innamorano;
- alcuni divengono dipendenti dagli effetti delle sensazioni d’euforia date dal breve corteggiamento;
- altri non riescono ad abbandonare una relazione insostenibile anche se sono infelici, depressi, soli, trascurati o addirittura in pericolo.
- Alcuni dipendenti affettivi sono codipendenti, altri narcisisti.
- Alcuni usano il sesso per gestire i sentimenti, altri invece sono sessualmente anoressici.
La cosa che accomuna tutte queste persone è che sono impotenti di fronte ai loro pensieri, ai loro sentimenti e comportamenti distorti nei confronti dell’amore, delle fantasie e delle relazioni.
Dipendenza sana e dipendenza patologica
Innanzitutto occorre specificare che la dipendenza è un fenomeno tipico della specie umana e non è di per sé patologico, tanto che la prima e fondamentale esperienza di dipendenza è quella del neonato dalle figure adulte di riferimento.
Per tutta la vita si sperimentano situazioni dipendenza, sia in amore che nelle diverse forme di legame; essa è indissolubile rispetto al sentimento stesso che proviamo per l’altra persona, per questo possiamo definirlo attaccamento.
J. Bowlby è stato il primo a parlare dell’importanza dell’attaccamento. Secondo lo studioso, le interazioni tra madre e figlio (che iniziano già durante la gravidanza, e che vanno dall’abbraccio, allo scambio di sguardi, alla nutrizione, al conforto ecc.), strutturano ciò che viene definito “sistema d’attaccamento”.
Questo periodo dello sviluppo è molto importante perché porta alla crescita del sistema che guiderà le interazioni e gli scambi relazionali ed affettivi.
Poichè l’autonomia emotiva e la piena coscienza di sé non si sono ancora formate, se si verificano esperienze di rifiuto o di abbandono da parte di uno o di entrambi i genitori, i bambini sperimentano inconsapevolmente sia l’ambivalenza tra il dolore e la rabbia per l’ amore non ricevuto, sia il dubbio di non valere poi tanto e di dover fare di tutto per essere migliori.
Il rifiuto come causa principale della dipendenza affettiva
Spesso, anche se non sempre e non necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende. Anzi, in questi casi si può affermare che la dipendenza si fonda sul rifiuto, e che paradossalmente, se non ci fosse, il presunto amore non durerebbe. Infatti la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sé, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione diretta alla loro irrisolvibilità. A questo riguardo sono interessanti le considerazioni della psichiatria Marta Selvini Palazzoli:
Ciò che incatena nella dipendenza affettiva è l’Hybris, vale a dire l’ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo.
Gli individui dipendenti solitamente cercano una o poche relazioni esclusive, sia con il partner che con gli amici, così da riprodurre quello schema comportamentale instauratosi nella fase post-natale.
Scelgono persone che sembrano in grado di affrontare la vita e che si possano prendere cura di loro e investono su queste figure di riferimento, responsabilità che altrimenti spetterebbero a loro in prima persona. Il soggetto dipendente, pur di compiacere l’altro, evita il conflitto ed ogni sorta di controversia per il timore dell’abbandono, rinnegando il proprio vero Sè. Quando non riesce a vivere un rapporto di coppia come un processo di crescita permanente, rimane intrappolato negli schemi disfunzionali appresi in passato, alimentato dalle paure di solitudine e d’abbandono, e dalla speranza che l’altro si prenda cura di lui.
Guarire dalla dipendenza affettiva
La guarigione dalla dipendenza affettiva non è il distacco dalla persona o dalle persone da cui si è dipendenti, bensì l’acquisizione di un’autonomia affettiva; questa è ciò che permette di entrare consapevolmente e realmente in relazione con gli altri, perché li vogliamo, perché li scegliamo, non perché abbiamo bisogno di loro per esistere.
Giungere a questo livello non è semplice, in quanto, nonostante il forte malessere, è difficile chiedere aiuto per paura di un ennesimo rifiuto. Il momento significativo che porta i dipendenti affettivi a chiedere aiuto, come nelle diverse forme di dipendenza, avviene quando si tocca il fondo, quando si ha la percezione del vuoto, della perdita di identità, della rabbia e dalla frustrazione di non vedere ricambiata la loro dedizione e il loro amore.
Durante questi dolorosi momenti si convincono che qualcosa non va, e trovano la spinta necessaria ad uscire dal circolo vizioso della dipendenza affettiva.
In questo processo di acquisizione, il ruolo di amici e persone care può essere fondamentale, ma non sufficiente.
La ricerca di un esperto psicoterapeuta a cui affidarsi permette di scoprire i nodi che hanno dato origine al circolo vizioso e di sperimentare una sana relazione di attaccamento, che può essere risolutiva, rispetto al malessere provato.
“Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.
Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo.
Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.”
Robin Norwood
Origini della dipendenza affettiva come patologia
La problematica della dipendenza affettiva è recente. Nasce sull’onda del successo, negli anni ’70, di un libro della psicologa americana Robin Norwood, Donne che amano troppo. Tracce di tale tipo di dipendenza si possono rinvenire anche in precedenza, ad opera di altri studiosi.
Lo psicanalista Fenichel nel 1945 nel libro Trattato di psicanalisi delle nevrosi e psicosi introduceva il termine “amoredipendenti” ad indicare persone che necessitano dell’amore come altri necessitano del cibo o della droga.
Nella dipendenza affettiva, l’amore verso l’altro presenta molte delle caratteristiche tipiche delle dipendenze in generale, pur essendoci, rispetto a queste ultime, una differenza sostanziale: la dipendenza si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più difficile da riconoscere e da contrastare.
Una premessa è d’obbligo: è normale che in una relazione, in particolare durante la fase dell’innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza, il desiderio di “fondersi con l’altro”, ma questo desiderio “fusionale” con lo stabilizzarsi della relazione tende a scemare.
Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo ed anzi c’è una reale tendenza a “fondersi nell’altro”.
Il dipendente dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione “sana”. I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali “vuoti affettivi” dell’infanzia. Il partner assume il ruolo di un salvatore , egli diventa lo scopo della loro esistenza, la sua assenza anche temporanea da la sensazione al soggetto di non esistere (DuPont, 1998). Chi è affetto da dipendenza affettiva non riesce a cogliere ed a beneficiare dell’amore nella sua profondità ed intimità. A causa della paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, si tende a negare i propri desideri e bisogni, ci si “maschera” replicando antichi copioni passati, gli stessi che hanno ostacolato la propria crescita personale.
Proprio per questi motivi spesso questo tipo di personalità dipendente tende a scegliere partner “problematici”, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc…). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l’altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un aiuto “malato” in cui si diventa “codipendenti”, anzi si rafforza la dipendenza dell’altro, perchè possa essere sempre “nostro”. In questi casi la persona non è assolutamente in grado di uscire da una relazione che egli stesso ammette essere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva. Inoltre sviluppa una vera e propria sintomatologia come ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, malinconia, idee ossessive. Quasi sempre c’e incompatibilità d’anima, mancanza di rispetto, progetti di vita diversi se non opposti, bisogni e desideri che non possono essere condivisi, oltre ad essere poco presenti momenti di unione profonda e di soddisfazione reciproca.
Chi è affetto da tale tipo di dipendenza s’identifica con la persona amata. La caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti da amore è la paura di cambiare. Pieni di timore per ogni cambiamento, essi impediscono lo sviluppo delle capacità individuali e soffocano ogni desiderio e ogni interesse. I dipendenti affettivi sono ossessionati da bisogni irrealizzabili e da aspettative non realistiche. Ritengono che occupandosi sempre dell’altro la loro relazione diventi stabile e durataura. Ma, immancabilmente, le situazioni di delusione e risentimento che si possono verificare li precipitano nella paura che il rapporto non possa essere stabile e duraturo, ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura “amplificato”. Non ci si rende conto che l’amore richiede onesta e integrità personale perché l’amore è un accrescimento reciproco, uno scambio reciproco tra persone che si amano.Gli affetti che comportano paura e dipendenza, tipici della dipendenza affettiva, sono invece destinati a distruggere l’amore. Chi soffre di tale dipendenza è così attento a non ferire l’altro, da non rendersi conto che in questo modo di finire col ferire gravemente sé stesso.
Come riconoscere la dipendenza affettiva. I 40 segnali
Questa lista di pensieri, comportamenti e convinzioni possono essere un segnale in grado di rivelare se soffri di una dipendenza affettiva:
- Riguardo alle relazioni affettive sei debole e bisognoso/a.
- Ti innamori molto facilmente e troppo velocemente.
- Quando ti innamori non riesci a smettere di fantasticare, neanche quando ti stai occupando di cose importanti, non riesci ad evitarlo.
- A volte, quando ti senti solo/a e cerchi una relazione, sei disposto/a ad adattarti a cose che non sono esattamente ciò che vuoi o meriti.
- Quando hai una relazione tendi ad “asfissiare” il tuo/la tua partner.
- Più di una volta ti sei trovato/a in una relazione con qualcuno che era incapace di impegnarsi seriamente e sei rimasto/a, aspettando e sperando che cambiasse.
- Una volta che ti sei legato/a a qualcuno, sei incapace di lasciarlo/a o di dimenticarlo.
- Quando sei attratto da qualcuno, ignori tutti i segni, anche evidenti, che mostrano che quella persona non è adatta a te.
- Riguardo all’innamoramento ed alla scelta di un partner, l’attrazione iniziale è la cosa più importante per te. Un amore che duri nel tempo non ti attira.
- Quando sei innamorato/a ti fidi di persone che non sono in realtà degne di fiducia. Al contrario hai grandi difficoltà nel fidarti di tutti gli altri.
- Quando una relazione finisce, senti che la tua vita è finita e, più di una volta, hai pensato al suicidio a causa di una relazione fallita.
- Ti accolli una dose di responsabilità di molto maggiore rispetto al partner per far sopravvivere una relazione.
- L’amore e le relazioni sono l’unica cosa che ti interessa.
- In alcune delle tue relazioni tu eri il solo innamorato/a dei due.
- Sei schiacciato/a dal senso di solitudine quando non sei innamorato/a o coinvolto in una relazione.
- Non sopporti di stare da solo/a. Non sai godere della compagnia di stesso/a.
- Più di una volta hai cominciato una relazione con la persona sbagliata soltanto per non restare da solo/a.
- Sei terrorizzato/a all’idea di non trovare qualcuno da amare.
- Ti senti inadeguato/a se non ti trovi in una relazione.
- Sei del tutto incapace di dire di no se sei innamorato/a o se il tuo partner minaccia di lasciarti.
- Cerchi con ogni sforzo di essere o diventare ciò che il tuo partner vuole che tu sia.Faresti qualunque cosa per compiacerlo/a, anche abbandonare te stesso/a (sacrificare ciò a cui tieni, ciò che desideri, i tuoi bisogni e la tua dignità).
- Quando sei innamorato/a vedi solo ciò che vuoi vedere. Distorci la visione e la percezione della realtà per reprimere l’ansia e nutrire le tue irreali fantasie.
- Hai una tolleranza molto alta riguardo alla sofferenza in una relazione. Sei disposto/a a sopportare l’abbandono, la depressione, la solitudine, la disonestà, il tradimento, persino l’abuso (mentale o fisico) pur di evitare il dolore dell’ansia da separazione, cioè ciò che provi quando non sei con la persona a cui ti sei legato/a.
- Più di una volta sei stato ardentemente innamorato di qualcuno ed è stato straziante.
- Ami l’idillio. Ti è capitato di avere più storie d’amore brevi contemporaneamente, anche quando questo comportava un tradimento.
- Hai avuto almeno una relazione con una persona che abusava di te, emotivamente o fisicamente.
- Le tue fantasie su una persona irraggiungibile di cui sei innamorato/a sono più importanti per te rispetto alla possibilità di incontrare una
persona disponibile ad una relazione reale. - Sei terrorizzato/a dalla paura di essere abbandonato/a. Avverti come un abbandono anche il più piccolo rifiuto e questo ti fa sentire in un
modo terribile. - Insegui persone che ti hanno rifiutato e cerchi disperantamente di fare in modo che cambino idea.
- Quando sei innamorato/a sei eccessivamente possessivo/a o geloso/a.
- Più di una volta hai trascurato la famiglia e gli amici per una relazione.
- Sei impulsivo/a in maniera incontrollata quando sei innamorato/a.
- Senti un irresistibile bisogno di controllare qualcuno di cui sei innamorato/a.
- Più di una volta hai spiato qualcuno di cui eri innamorato/a.
- Persegui (o perseguiti) la persona di cui sei innamorato/a anche se è impegnata in un’altra relazione.
- Se ti ritrovi coinvolto/a in un triangolo (lui , lei , l’altro) cerchi di convincerti che “tutto vale in guerra ed in amore”. Non abbandoni la
complicata relazione. - Per te l’amore è la cosa più importante del mondo.
- Anche se non sei una relazione, comunque fantastichi sull’amore, anche su di un vecchio amore o sull’ “uomo (o la donna) che verrà”.
- Per quanto puoi ricordare, andando indietro con la memoria, la tua mente è stata sempre impegnata con fantasie sull’amore e le persone di cui ti innamoravi.
- Ti senti impotente e debole quando sei innamorato/a, come se fossi in una specie di trance o sotto l’effetto di un incantesimo. Perdi completamente la capacità di compiere scelte ed azioni lucide.
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