Depressione. E’ una sola? O ne esistono molte?
La mia esperienza clinica mi ha portata a credere che non sia corrispondente alla realtà parlare di depressione al singolare; per questo preferisco usare forme depressive. Innanzitutto va fatta una prima differenziazione tra la cosiddetta “depressione maggiore”, una forma di psicosi molto grave, che va assolutamente curata con psicofarmaci associati a una psicoterapia, e la depressione che una volta era chiamata “nevrotica”. Qui di seguito accennerò ad alcune forme di depressione “nevrotica” che ho riscontrato nel lavoro con i miei pazienti.
La depressione nella mia esperienza clinica. La NON depressione.
Molti giovani che si sono appena lasciati con il/la loro partner vengono da me preoccupati perché si sentono giù di tono, si accorgono di essere diventati chiusi in se stessi e di aver preso ogni interesse nella vita. Credono di essere depressi e vogliono “guarire”.
Invece questa è una forma di depressione utile perché permette di sciogliere pian piano il proprio dolore, senza soffocarlo come invece ci portano a fare la società in cui viviamo, alcuni programmi televisivi ed alcune pubblicità.
La momentanea sofferenza e chiusura in se stessi li porterà necessariamente a conoscersi meglio e ad instaurare un dialogo auto-terapeutico con la propria saggezza interiore.
La depressione del “mezzo del cammin di nostra vita”
Una forma di depressione che ho incontrato spesso lavorando con i miei pazienti è quella che insorge “nel mezzo del cammin di nostra vita”, quando si verifica un vero e proprio momento di crisi, in cui l’assetto della nostra unità psicofisica perde necessariamente il proprio equilibrio. Chi ha una profonda sicurezza in se stesso, dovuta ad un’infanzia sufficientemente serena, dopo un po’ di tempo riesce a superare questo periodo con le proprie forze, ma se si tratta di una persona che fino allora era riuscita a mantenere “sotto controllo” alcuni nodi problematici psichici, essi possono venir fuori proprio in questa fase, in cui si è più fragili.
Personalmente credo che quest’ultima forma di depressione sia un segnale della psiche che sta soffrendo perché non riesce più a trovare un significato nella vita.
Questo può accadere o perché la persona è ancorata a degli pseudo valori, o perché è cristallizzata su un equilibrio psicofisico che funzionava nel passato ma non funziona più nel presente
Depressione e tentativo di controllo del mondo interno e di quello esterno
In alcune forme di depressione una gran parte della propria energia psicofisica viene utilizzata per tentare di controllare il mondo esterno o quello interno, perché chi che ne soffre è, più o meno consapevolmente, molto insicuro. L’ipercontrollo può essere causato dall’esposizione precoce a gravi traumi, o a sofferenze continuative dovute a fattori ambientali: ad esempio aver vissuto con una persona significativa violenta, disinteressata o troppo soffocante o ipercritica. Il soggetto, per difendersi dal dolore, inibisce inconsapevolmente le proprie emozioni negative, perché tra queste c’è la totale disperazione ed anche l’odio spietato per quella figura significativa.
Altre volte il soggetto invece di esprimere la propria energia verso l’esterno, la scarica contro se stesso: questo può farlo sentire colpevole, inutile o incapace.
Succede così che la psiche della persona che ha questa forma di depressione non sia in grado di entrare in contatto con alcune emozioni, nemmeno quelle positive. Diventa apatica perché non ha la spinta e-motiva che apre verso il mondo esterno ed anche verso l’introspezione, vede tutto “nero” e privo di significato. Impara a considerare gli altri come possibili avversari, nemici, o percepisce pericoli ovunque per sé stesso e per i propri cari.
Molta parte del proprio patrimonio di energia psicofisica viene sottratta alla possibilità di un rapporto più sfaccettato con il mondo interno e/o esterno, che di conseguenza si percepisce attraverso uno spettro molto ristretto o addirittura univoco.
I sintomi della depressione.
La sintomatologia delle forme depressive varia per la qualità dei sintomi che le caratterizzano e per la quantità della sofferenza che essi producono. Eccone alcuni:
- manca la voglia e la capacità di godere della vita;
- la qualità del sonno non è buona;
- la notte non si riesce a dormire o ci si sveglia spesso;
- Il momento peggiore della giornata è al risveglio, quando si può provare un’angoscia molto forte, accompagnata da sintomi di vomito, si è spossati e si vorrebbe restare a letto tutta la giornata;
- spariscono tutti i desideri, manca la voglia di uscire di casa, di incontrare gli amici;
- si può diventare rancorosi, si tende a litigare con tutti;
- ogni evento viene percepito come negativo;
- diminuiscono le capacità di concentrazione e di lavorare;
- ci si può sentire in colpa per ogni cosa.
- Il sintomo più grave è quello del desiderio di suicidarsi, accompagnato dall’ideazione del modo di farlo.
Perché si soffre di depressione? Una prospettiva junghiana
Scoprire il senso della vita, della sofferenza, della morte, è il più difficile compito che ci sia dato.
È una ricerca continua, un cammino da percorrere soli e in compagnia, dentro e fuori di noi. Penso sia utile e costruttivo considerare il manifestarsi dei sintomi di una delle diverse forme di depressione come la dolorosa richiesta di attenzione nei confronti di una fondamentale esigenza dell’essere umano, che Jung chiamava “individuazione”: diventare se stessi sviluppando le proprie potenzialità. Quando il progetto esistenziale di una persona è stato soffocato o deviato dall’ambiente in cui è vissuta, si forma un “falso sé”, forgiato dalle aspettative degli altri.
Ad un certo punto della vita l’equilibrio su cui ci si barcamenava non regge più e si entra in un periodo di crisi. Questo termine deriva dal greco antico e significa decidere, giudicare; pertanto “crisi” significa opportunità per scegliere, occasione per cambiare, possibilmente in meglio.
Considerandola in quest’ottica la crisi depressiva non è più un buco nero da cui scappare, ma il segnale dell’esigenza di un cambiamento, esigenza che viene dal nostro profondo. Questa trasformazione può essere ottenuta con un percorso psicoterapeutico.
Alessandra Aronica – Psicologa Psicoterapeuta