L’abuso sessuale sui minori
L’abuso sessuale sui minori è un problema diffuso ovunque nel mondo, all’interno di ogni classe sociale e di tutti i gruppi etnici e religiosi. Esso, inoltre, si inserisce generalmente in un quadro più ampio di abuso infantile, che comprende diverse forme di trascuratezza, maltrattamento e violenza.
Contrariamente a quello che ancora oggi molte persone credono, solitamente l’abuso sessuale sui minori non avviene da parte di “mostri” sconosciuti, bensì entro le mura domestiche, ed è compiuta da persone che hanno una relazione significativa con il bambino, che sono legate a lui da un rapporto di parentela, amicizia o comunque di conoscenza con la famiglia. Tutto ciò implica, quindi, che vi sia un rapporto affettivo tra la vittima e il suo aggressore, e questo fatto rende ancora più difficile per il bambino denunciare l’accaduto. Si parla di abuso sessuale sui minori, e non di violenza, proprio perché ci si rivolge a tutte quelle situazioni in cui una persona adulta approfitta (e quindi abusa) della sua posizione di superiorità o dell’ingenuità di un bambino o di un adolescente a fini sessuali. Il minore, data l’età, la vulnerabilità e l’immaturità psichica, è coinvolto in una situazione per cui è psicologicamente impreparato, e che quindi non riesce a fronteggiare, in quanto non possiede gli strumenti utili per poter comprendere pienamente quello che gli sta accadendo.
Tutti i bambini sperimentano delle fantasie connesse a sessualità, aggressività e tematiche incestuose, ma queste sono funzionali allo sviluppo se rimangono a livello inconscio. Se però vengono sperimentate nella realtà, esse assumono una connotazione traumatica perché danno l’idea che queste fantasie possano realizzarsi, e questo può indebolire l’Io, e può contribuire alla strutturazione di gravi forme di nevrosi, fino alla frammentazione psicotica in cui non si riesce più a distinguere tra realtà e fantasia.
L’abuso sessuale sui minori. Un legame d’attaccamento basato sul plagio
Chi abusa, approfitta della fiducia che il bambino ripone in lui e sfrutta la loro relazione affettiva plagiando il minore o costringendolo a compiere atti sessuali con il ricatto e la minaccia. Se poi a compiere gli abusi è un genitore, la questione si complica ulteriormente: il bambino, infatti, soprattutto se in tenera età, è totalmente dipendente dai genitori e instaura con loro un legame di attaccamento che esclude la possibilità che il piccolo possa riconoscere la figura di attaccamento come cattiva, perché altrimenti se ne allontanerebbe e non potrebbe sopravvivere.
Questi bambini, nel tempo, strutturano modalità difensive o di auto-colpevolizzazione per poter mantenere un legame con il genitore.
Dall’altra parte, il genitore abusante non ammette di aver bisogno di aiuto, perché questo lo esporrebbe al rischio di sentirsi socialmente colpevolizzato o disapprovato; queste persone solitamente negano l’abuso perché nascondono anche a se stessi la realtà, in modo da evitare la disgregazione del proprio Sé. La negazione permette all’abusante di continuare ad abusare, e nel contempo di continuare a condurre la propria vita normalmente, in modo da non sentire i sentimenti di vergogna e di stigmatizzazione che sentirebbe ammettendo i propri limiti. Questi meccanismi di negazione agiscono spesso anche negli altri adulti non abusanti, e rendono ancora più difficile al bambino lo svelamento dell’abuso. La tendenza collettiva è quella di negare l’abuso, di rimuoverlo o minimizzarlo; in questo modo si sminuisce l’importanza del fenomeno e si ostacola la sua prevenzione.
L’abuso sessuale sui minori. Diverse forme di abuso
Quando si parla di abuso sessuale sui minori, una prima distinzione va fatta tra abuso sessuale sui minori intrafamiliare e abuso sessuale sui minori extrafamiliare. Con il primo facciamo riferimento all’abuso attuato all’interno della famiglia intesa in senso lato; non solo genitori, quindi, ma anche nonni, zii, fratelli, o chiunque si trovi in una situazione di convivenza o in una relazione affettiva con il minore. In questi casi le famiglie sono solitamente caratterizzate da un’atmosfera di segreto che coinvolge tutti i membri: possiamo trovare persone che colludono con l’abusante, che negano il fatto pur avendone consapevolezza; paura e colpa pervadono anche i membri che non sono al corrente dell’abuso, ma che in realtà ne hanno consapevolezza ad un livello inconscio. Con abuso sessuale sui minori extrafamiliare intendiamo, invece, quel tipo di abuso che avviene spesso in contesti di trascuratezza intrafamiliare, che non permettono al bambino di sviluppare delle adeguate capacità di discriminare i pericoli, e ciò può portarlo ad aderire alle attenzioni affettive che trova al di fuori della famiglia; in questi casi l’abuso è solitamente messo in atto da persone conosciute dal minore, come vicini di casa, conoscenti, amici di famiglia o persone che hanno in cura il bambino. Va poi tenuto in considerazione anche l’abuso commesso da sconosciuti, ovvero da persone che non hanno alcun rapporto con il minore; benché risulti poco rappresentato statisticamente, non deve comunque essere ignorato.
L’abuso sessuale sui minori, comunque, non sempre implica un rapporto fisico completo. Anche l’esporre il minore ad atti sessuali o coinvolgerlo nella realizzazione di filmati pedopornografici significa commettere abuso sessuale sui minori. Una prima distinzione, in questo senso, va fatta tra abuso con contatto (contact abuse) e abuso senza contatto (no-contact abuse). Nel primo caso, si ha un vero e proprio contatto fisico tra l’abusante e la sua vittima, che può consistere in sfregamenti o toccamenti intenzionali, anche attraverso i vestiti, rapporti sessuali o altre azioni che interessano l’area genitale o altre parti del corpo. Nel secondo caso, invece, non c’è alcun contatto fisico o di natura sessuale tra vittima e abusante; il bambino ricopre un ruolo maggiormente passivo, quasi un osservatore partecipante, e questo rappresenta un incentivo all’eccitazione e al piacere dell’abusante: ne sono esempi l’esibizionismo, l’esporre il minore alla visione di immagini pornografiche o atti sessuali, minacce o allusioni verbali ad attività sessuali. Nonostante non vi sia un contatto fisico diretto con la vittima, questo non diminuisce la valenza traumatica dell’atto.
Un’ulteriore distinzione va fatta tra:
- abusi sessuali manifesti: si riferiscono a comportamenti con contatto, dalle forme meno gravi, come baci, carezze e nudità, a quelle più gravi: masturbazione reciproca, rapporti orali, rapporto sessuale completo e sodomia.
- abusi sessuali mascherati: ci si riferisce invece alle pratiche genitali inconsuete, e quindi a tutta una serie di operazioni che, mascherate da cure igieniche, il genitore compie sul corpo del bambino, al fine di procurarsi maggior eccitazione sessuale. Queste pratiche consistono in lavaggi dei genitali, ispezioni ripetute (anali e vaginali), applicazioni di creme, comportamenti fortemente intrusivi che danneggiano gravemente la coscienza corporea del bambino e possono anche causare alterazioni ormonali, modificazioni anatomiche e infezioni genito-urinarie.
- pseudo-abusi: cioè abusi che sono stati dichiarati ma che in realtà non sono mai avvenuti; ciò può essere dovuto a convinzioni sbagliate o a false accuse consapevoli, finalizzate a screditare l’ipotetico abusante. Appartengono a questo gruppo anche gli abusi sessuali assistiti, cioè i casi in cui il bambino assiste all’abuso agito su un fratello o una sorella, o viene fatto assistere alle attività sessuali dei genitori.
L’abuso sessuale sui minori. Indicatori di abuso
Riscontrare nei bambini dei segni fisici che siano prove certe di un avvenuto abuso sessuale sui minori è molto difficile. Uno dei principali motivi potrebbe essere il fatto che i bambini, nella maggior parte dei casi, vengono visitati settimane o addirittura mesi dopo il sospettato coinvolgimento in attività sessuali, e in questo arco di tempo alcuni segni potrebbero scomparire. Inoltre, anche nei casi in cui vengano riscontrati dei segni fisici (come gonfiori o eritema ai genitali, imene frastagliato o dilatato, dilatazione anale), questi non possono essere considerati degli indicatori validi e affidabili poiché non sono presenti esclusivamente nei bambini abusati, ma talvolta anche in quelli sani.
Lo stesso problema si ha con i sintomi cognitivi, comportamentali ed emotivi che solitamente vengono associati all’abuso sessuale sui minori, ma che talvolta si possono riscontrare anche in bambini che non hanno subito alcun abuso. Tra i disturbi emotivi possiamo riscontrare una sintomatologia depressiva, regressione, nervosismo, disturbi del sonno, incubi, ipervigilanza; questi sintomi sono, però, aspecifici, cioè non legati alla situazione di abuso, ma ad un generale malessere del bambino. I bambini abusati presenterebbero, inoltre, una maggiore incidenza di problemi comportamentali: avrebbero la tendenza ad essere più aggressivi e meno competenti socialmente, e mostrerebbero comportamenti sessuali inadeguati per l’età. Una sessualità anomala del bambino, ossia il fatto che egli agisca dei comportamenti sessuali anomali o che abbia precoci conoscenze sulla sessualità, è considerato un valido indicatore di abuso. Tuttavia, stabilire cosa sia un comportamento sessuale normale e cosa sia anomalo nella sessualità infantile è una questione tutt’altro che semplice. Le difficoltà cognitive presenti nei bambini abusati riguardano la perdita della capacità di attenzione e concentrazione, il senso di insicurezza in se stessi, la perdita di fiducia. Come abbiamo visto per gli altri indicatori, anche questi ultimi non possono essere considerati specifici dell’abuso.
Un ulteriore indicatore di abuso a cui bisogna prestare attenzione è la presenza di Disturbo post-traumatico da stress (DPTS). I sintomi associati al DPTS nei bambini si possono raggruppare in quattro categorie:
- riesperire il trauma: il bambino ricorda in modo frequente i fatti traumatici e il trauma compare anche nei sogni e nei giochi;
- intorpidimento psichico: il bambino è incapace di ricordare l’evento, presenta pessimismo, perdita di interesse nella vita in generale e nell’attività scolastica;
- attivazioni psicofisiologiche patologiche: il bambino assume comportamenti disorganizzati, agitati, regressivi, e può manifestare irritabilità, disturbi del sonno, difficoltà di attenzione;
- difficoltà interpersonali: sentimenti di umiliazione, sfiducia nelle altre persone, paura degli estranei, ipersensibilità.
Bisogna tener presente, comunque, che ci sono soggetti vittime di abuso che non presentano i sintomi tipici del DPTS, ma problemi di altro tipo, quindi non possiamo considerare questo disturbo come caratteristico dell’abuso. La classificazione del DPTS sembra però essere valida nei casi di abuso perpetrato con la forza, la violenza o in situazioni di paura. Tuttavia, anche qui valgono le stesse considerazioni fatte per gli altri sintomi: benché alcuni studi abbiano dimostrato che i bambini sessualmente abusati hanno un’alta possibilità (intorno al 48%) di sviluppare un DPTS, questo disturbo non è caratteristico dell’abuso, ma può essere presente anche in situazioni di maltrattamento o in corrispondenza di eventi traumatici o stressanti, come, ad esempio, la separazione dei genitori.
L’abuso sessuale sui minori. Conseguenze dell’abuso e meccanismi di difesa
Gli effetti a lungo termine dell’abuso sessuale sui minori possono essere identificati in disturbi di personalità che coinvolgono la sfera affettiva e sessuale, le competenze sociali e la vita di relazione. Spesso sono presenti senso di sfiducia nel prossimo, difficoltà ad instaurare e mantenere relazioni intime, bassi livelli di autostima, sentimenti di vergogna e inferiorità; nei casi più gravi le vittime possono arrivare a comportamenti autodistruttivi (abuso di alcool e droga, promiscuità, tentativi di suicidio).
La sintomatologia degli adulti vittime di abusi infantili può comportare: ansia e attacchi di panico, disturbi del sonno, disturbi della condotta alimentare, rabbia cronica, comportamenti sociali inadeguati, irritabilità e aggressività, depressione, isolamento. Entrambi i sessi potranno soffrire di diversi problemi sessuali. Le donne possono presentare difficoltà a raggiungere l’orgasmo, inibizioni del desiderio e dell’eccitazione, paura dell’intimità, frigidità sessuale, tendenza alla promiscuità, desiderio sessuale compulsivo, dispareunia. Gli uomini avrebbero maggiori probabilità di riportare difficoltà erettive, eiaculazione ritardata, immagine corporea distorta e negativa, identità sessuale fragile e instabile, fino a sviluppare una vera e propria omofobia.
I minori abusati sono oppressi da sentimenti di paura, vergogna, senso di colpa; sviluppano una serie di considerazioni estremamente negative su se stessi e sulle altre persone, sulla vita in generale. Spesso queste dinamiche li fanno sentire complici più che vittime, o come persone cattive che meritano i maltrattamenti e le punizioni che vengono loro inflitte. Il senso di colpa, più o meno cosciente, rappresenta la ragione più profonda per cui raramente i minori denunciano l’abuso; il bambino tende a giustificare l’abuso vivendolo come punizione per le sue pulsioni invidiose e distruttive e questo può indurre il soggetto a cercare un’ulteriore forma di punizione, cioè diventare vittima.
Può essere presente in questi bambini un forte senso di ambivalenza nei confronti dell’abuso, emozioni contraddittorie e contrastanti tra loro: da una parte l’odio, il risentimento e il desiderio di vendetta verso quella persona che infligge loro tanto dolore; dall’altra parte, però, questo odio viene nascosto da un sentimento di amore, perché l’abusante è una persona a cui il bambino è in qualche modo legato e da cui dipende per la propria sopravvivenza, quindi odiarlo significa rischiare di rimanere soli e abbandonati a se stessi.
La dissociazione è un altro meccanismo messo in atto in risposta ad un trauma di estrema gravità, che le vittime di abuso imparano ad utilizzare per sopravvivere: sviluppano capacità di alterare la percezione del dolore, la coscienza e la memoria degli abusi e delle violenze; se l’abuso si prolunga nel tempo, il bambino impara a dissociarsi in maniera automatica, reprimendo la normale espressione dei sentimenti.
Un ulteriore meccanismo difensivo potrebbe essere l’identificazione con l’aggressore, concetto secondo cui il mondo interno dell’altro viene sentito come proprio, la colpa del genitore viene introiettata e sentita come frutto delle proprie azioni. Questa identificazione con l’aggressore, se protratta nel tempo e non elaborata, potrà portare il bambino, una volta adulto, a proiettare o addirittura mettere in atto sui propri figli o sugli altri, la violenza subìta. Il bambino, quindi, si trasformerà da vittima a persecutore.
In alcuni casi, alla base dell’identificazione con l’aggressore troviamo la coazione a ripetere, definita come una «necessità inconscia, irreprimibile, a prezzo di angoscia intollerabile, di rimettersi in una situazione invariabilmente dolorosa, anche se assurda ed umiliante». Questa ripetizione realizza l’inconscio desiderio di liberarsi dai conflitti irrisolti, ripetendo il trauma con l’obbiettivo inconscio di modificarne l’andamento.
L’abuso sessuale sui minori. Un forte trauma
Un trauma così forte come l’abuso sessuale sui minori può, quindi, compromettere il normale sviluppo e la formazione del bambino, con conseguenze gravissime sull’autostima, atteggiamenti conflittuali, aggressivi e distruttivi. Sembra che tanto più l’esperienza dell’abuso sia precoce, ripetuta nel tempo e attuata da persone che hanno una relazione significativa con il minore, tanto più gravi saranno gli esiti e le conseguenze, sia a breve che a lungo termine, se vengono a mancare azioni di tutela e protezione a favore del bambino.
È da tenere sempre ben presente, comunque, che valutare se l’abuso su un minore sia avvenuto o meno è un’operazione molto delicata e complessa. È raro riscontrare segni fisici che possano essere considerati prove certe; inoltre, gli indicatori e i sintomi di abuso (emotivi, cognitivi, comportamentali) sono tutti aspecifici, ovvero non sono tipici e caratteristici dell’abuso sessuale sui minori, ma potrebbero dipendere da un generale malessere del bambino. Più sintomi sono presenti, maggiore è la probabilità che il bambino sia stato abusato; tuttavia, se nelle persone manca la disponibilità ad accettare e riconoscere un fenomeno così terribile, esso rimarrà comunque silenzioso e invisibile, anche di fronte ai segni più evidenti.
L’abuso sessuale sui minori. Bibiografia
- Bal Filoramo, L. (1996). La relazione incestuosa. Borla.
- Bal Filoramo, L. (2002). Il danno psichico nei minori maltrattati. Celid, Torino.
- Bandini, T., Gualco, B. (2000). Infanzia e abuso sessuale. Giuffrè, Milano.
- Basile, K.C., Saltzman, L.E. (2002). Sexual Violence Surveillance: Uniform Definitions and Recommended Data Elements. National Center for Injury Prevention and Control, Centers for Disease Control and Prevention. Atlanta, Georgia.
- Gulotta, G., Cutica, I. (2004). Guida alla perizia in tema di abuso sessuale e alla sua critica. Giuffrè, Milano.
- Gulotta, G. (2011). Compendio di psicologia giuridico-forense, criminale e investigativa. Giuffrè, Milano.
- Montecchi, F. (1991). Problemi psichiatrici in pediatria. Borla, Roma.
- Montecchi, F. (1994). Gli abusi all’infanzia. Dalla ricerca all’intervento clinico. La Nuova Italia Scientifica (NIS), Roma.
- Petruccelli, I. (2002). L’abuso sessuale infantile. L’intervento con i bambini. Carocci, Roma.
- Roccia, C. (2001). Riconoscere e ascoltare il trauma. Franco Angeli, Milano.
- Roccia, C., Foti, C. (1994). L’abuso sessuale sui minori. Educazione sessuale, prevenzione, trattamento. Unicopli, Milano.
- Zara, G. (2006). La psicologia criminale minorile. Carocci, Roma.
Redazione Pagine Blu